Arte Sacra
L’immagine di Carini città spirituale, ricca di splendide chiese e di capolavori di arte figurativa, comincia a configurarsi tra la fine del ‘400 e l’inizio del’500.
E’ in questo secolo, infatti, che grazie soprattutto alla munificenza dei La Grua, sorsero le prime testimonianze di architettura ecclesiastica e conventuale destinate a crescere di numero e bellezza per tutto il ‘600.
E’ in questo secolo, infatti, che grazie soprattutto alla munificenza dei La Grua, sorsero le prime testimonianze di architettura ecclesiastica e conventuale destinate a crescere di numero e bellezza per tutto il ‘600.
Chiesa Madre
La Chiesa Madre dedicata originariamente al SS. Sacramento, è oggi intitolata a Maria SS. Assunta. Venne eretta alla fine del XV sec. , incamerando la chiesetta del SS. Sacramento e di S. Sebastiano. Diviene parrocchia nel 1523. La sua imponente struttura a croce latina è divisa in tre navate da 12 colonne in ciaca di “Billiemi”, conserva un numero straordinario di opere di alcuni fra i protagonisti dell’arte siciliana fra XVI e XVIII secolo, come una preziosa acquasantiera di marmo bianco finissimo con raffigurate le torri del castello, simbolo della città, di scuola gaginiana, datata 1496; un tabernacolo in marmo, anch’esso di scuola gaginiana, dove è raffigurato l’ “Ecce Homo” con i simboli della passione e due angeli oranti. Si ammirano la grande tela dell’ “Adorazione dei Pastori” datata 1575, del toscano Alessandro Allori (1535-1607) allievo del Bronzino; una lavagna dello Zoppo di Ganci (1570-1633), raffigurante il Crocifisso tra S. Francesco e S. Onofrio. Di autore ignoto è invece il prezioso crocifisso ligneo (sec.XVI) circondato da un grande reliquiario della Croce dei Santi Martiri. Ad epoche più recenti si riferiscono due grandi tele di Vito D’Anna (1718-1769), il grande maestro del ‘700 siciliano,raffiguranti, rispettivamente, l’ “Addolorata” e la “Veronica”. Dei migliori allievi di Vito D’Anna sono altre importanti opere del Duomo; fra queste, gli affreschi (1795) della navata centrale, di Giuseppe Testa (1759-1815) e la splendida tela raffigurante lo “ Sposalizio della Vergine” di Antonio Manno (1739-1810). Dello stesso è la tela dell’Assunzione, collocata sull’altare maggiore. Il campanile rifatto negli anni trenta aveva originariamente quattro pannelli in maioliche, raffiguranti: S. Vito, l’Assunta, S. Rosalia e il SS. Crocifisso, datati 1715 e firmati da Ignazio Milone, che oggi si trovano sul lato esterno nord della chiesa.
Oratorio del S. Sacramento
Si tratta di un vero trionfo di stucchi attribuibili alla scuola di Giacomo Serpotta (1652-1732). All’ ingresso troviamo un vero e proprio gioiello di pittura tardo-cinquecentesca di autore ignoto, raffigurante la Madonna del Monserrato. Nell’altare dell’Oratorio domina una grande tela dell’ “Ultima Cena” attribuita a Pietro D’Asaro (1579-1647), detto il monocolo di Racalmuto. Nella volta il grande affresco del Trionfo della Fede.
Chiesa degli Agonizzanti (sec. XVII)
Classico esempio barocco di inquietante bellezza. Un ricchissimo scenario di stucchi, con un movimento di putti di scuola serpottiana, avvolge il visitatore, mentre, su una quota più bassa, due “Teatrini” a rilievo a tutto tondo propongono quadri di agonizzanti. Lungo le due pareti laterali, il dorato degli stucchi è intervallato da affreschi raffiguranti momenti diversi della vita della Madonna, attribuiti a Filippo Tancredi (1655-1722) e in parte a Filippo Randazzo (1692-1742). Nella volta sovrasta il grande affresco dell’ “Incoronazione della Vergine”. Altri dipinti su tela di bella fattura accrescono la godibilità dell’insieme, mentre il punto di fuga è costituito da una bellissima tela raffigurante la “Madonna degli Agonizzanti”, che si ricollega bene a quella cultura fiamminga operante in Sicilia nella prima metà del XVII sec. La chiesa probabilmente venne ultimata nel 1707 come riporta una lapide resecata collocata nel transetto.
I toni chiaroscurali della scena barocca si arricchiscono a Carini anche di episodi densi di drammaticità che spesso incrociano l’arte stessa; come nel caso di Giuseppe Salerno( 1570-1632 ), conosciuto come lo Zoppo di Ganci, uno dei più noti pittori siciliani dell’epoca. Nella vicina chiesa dell’ Itria, troviamo due bellissime tele di Gaspare Bozzano (1565-1630) , l’altro Zoppo di Ganci; una raffigurante la “Madonna dell’Itria” datata 1598 e l’altra raffigurante “S. Francesco in estasi consolato da due angeli”.
Chiesa del Rosario (1576-1579)
La Chiesa del Rosario, con l’annesso convento dei Padri Domenicani, costituisce un grande complesso architettonico, con al centro un atrio. Pur essendo stata spogliata nel tempo delle sue opere migliori nella chiesa rimane un prezioso bassorilievo in marmo raffigurante la Madonna con Bambino , capolavoro di scuola gaginiana; la splendida copia su tela della “Madonna del Rosario” di Vincenzo da Pavia. Questa struttura conventuale dà le dimensioni dello splendore e della ricchezza della città di Carini nel XVI sec..
Altre chiese
Di pochi anni dopo sono, del resto, la Chiesa e il Convento del Carmine (1566-1571), di cui si ammira un bellissimo chiostro con al centro una fontana. L’interno della chiesa è corredato di affreschi e tela di pregevole fattura e di una statua lignea dorata di Sant’Anna con la Madonna del XVII sec. Numerose le tele seicentesche. L’abside è arricchita da affreschi monocromatici raffiguranti prelati.
Il terzo monumentale complesso con grande chiostro all’interno è quello della Chiesa di San Vincenzo, collegato con il Convento delle Suore Domenicane (fine XVI sec.); oggi spogliata di molte opere d’arte. Dell’intensa operosità conventuale rimane oggi in Carini, come unica testimonianza, quella delle Suore del Collegio di Maria (XVIII sec.) La Chiesa di Santa Caterina, annessa al collegio, è ricca di affreschi di Giuseppe Testa, mentre fra le tele si ammira quella di Santa Caterina, opera di Antonio Manno (1733-1810). Testimonianze d’arte più antiche, si trovano, qua e là, nelle altre chiese minori All’inizio del’900 Carini contava ben 20 chiese, fra queste, la Chiesa di San Giuliano, detta oggi delle Anime Sante del Purgatorio ( dedicata a S. Antonio eremita), fu matrice fino al 1450. Nonostante oggi sia in precarie condizioni, questa chiesetta ebbe un momento di rinnovato splendore nel’ 700, quando si sovrapposero all’antico numerose tele, opere di artisti operanti nel territorio, soprattutto della scuola dei Manno. Nella Chiesa di San Giuseppe si ammira invece una statua lignea del Santo col Bambino del Bagnasco, mentre nella Chiesa di Sant’Antonio (XVII sec. ), successivamente dedicata a San Rocco, si apprezza un piccolo atrio dei Padri Conventuali. Alcuni ordini religiosi si avvicendarono nel passato, nella Chiesa di San Lorenzo con annesso il convento ,oggi trasformato in ospedale, probabilmente la più antica del territorio (XI sec.)
La struttura attuale è del 1610, quando i Padri Mercedari, trasferendosi dall’Eremo della Maddalena, vi fissarono la loro stazione. Fu Domenico Jannello ad ottenere una struttura che ampliata divenne l’attuale chiesa, per la quale Ottavio La Grua fece donazione. Nel 1660 la chiesa venne benedetta e consacrata. All’interno troviamo opere del XVIII sec. In sacrestia è custodito un bellissimo Bambinello in legno e tele del XVII sec.
Possiamo concludere l’excursus, soffermandoci ad ammirare l’affresco raffigurante San Cristoforo (opera del XIX sec.), protettore del turista, situato in Piazza Duomo accanto alla Chiesa di San Vito; un tempo aperta al culto e oggi spogliata della sua veste sacra. Le sue opere d’arte sono custodite in chiesa madre.
Il terzo monumentale complesso con grande chiostro all’interno è quello della Chiesa di San Vincenzo, collegato con il Convento delle Suore Domenicane (fine XVI sec.); oggi spogliata di molte opere d’arte. Dell’intensa operosità conventuale rimane oggi in Carini, come unica testimonianza, quella delle Suore del Collegio di Maria (XVIII sec.) La Chiesa di Santa Caterina, annessa al collegio, è ricca di affreschi di Giuseppe Testa, mentre fra le tele si ammira quella di Santa Caterina, opera di Antonio Manno (1733-1810). Testimonianze d’arte più antiche, si trovano, qua e là, nelle altre chiese minori All’inizio del’900 Carini contava ben 20 chiese, fra queste, la Chiesa di San Giuliano, detta oggi delle Anime Sante del Purgatorio ( dedicata a S. Antonio eremita), fu matrice fino al 1450. Nonostante oggi sia in precarie condizioni, questa chiesetta ebbe un momento di rinnovato splendore nel’ 700, quando si sovrapposero all’antico numerose tele, opere di artisti operanti nel territorio, soprattutto della scuola dei Manno. Nella Chiesa di San Giuseppe si ammira invece una statua lignea del Santo col Bambino del Bagnasco, mentre nella Chiesa di Sant’Antonio (XVII sec. ), successivamente dedicata a San Rocco, si apprezza un piccolo atrio dei Padri Conventuali. Alcuni ordini religiosi si avvicendarono nel passato, nella Chiesa di San Lorenzo con annesso il convento ,oggi trasformato in ospedale, probabilmente la più antica del territorio (XI sec.)
La struttura attuale è del 1610, quando i Padri Mercedari, trasferendosi dall’Eremo della Maddalena, vi fissarono la loro stazione. Fu Domenico Jannello ad ottenere una struttura che ampliata divenne l’attuale chiesa, per la quale Ottavio La Grua fece donazione. Nel 1660 la chiesa venne benedetta e consacrata. All’interno troviamo opere del XVIII sec. In sacrestia è custodito un bellissimo Bambinello in legno e tele del XVII sec.
Possiamo concludere l’excursus, soffermandoci ad ammirare l’affresco raffigurante San Cristoforo (opera del XIX sec.), protettore del turista, situato in Piazza Duomo accanto alla Chiesa di San Vito; un tempo aperta al culto e oggi spogliata della sua veste sacra. Le sue opere d’arte sono custodite in chiesa madre.