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La nascita dell’Archivio dello Spettacolo
Mediterraneo (ASM) va salutata come un evento di fondamentale importanza per
la cultura.
L’ASM nasce da un serio e qualificato lavoro di ricerca che Giovanni Isgrò,
ormai da un trentennio, va svolgendo su un settore della storia dello
spettacolo che è stato trascurato dalla storiografia ufficiale del teatro,
sia perché ritenuto in qualche modo “minore”, sia per la non facile
reperibilità di materiali e per l’assenza, per l’appunto pressoché totale,
di precedenti studi dai quali prendere le mosse per ulteriori
approfondimenti critici.
Nel corso della sua paziente e ultradecennale opera di ricerca, che si è
tradotta in pregevoli pubblicazioni, lo studioso ha avuto modo di reperire e
raccogliere, presso le più diverse e numerose istituzioni culturali italiane
ed estere, una notevole massa di materiali, visivi e scritti, abbraccianti
un arco di tempo dal secolo XIII ad oggi, particolarmente significativi per
la fondazione di una disciplina, che si occupi organicamente di questo
misconosciuto aspetto della storia della spettacolo.
Con la decisione di porre a disposizione del pubblico e della comunità
scientifica il suo considerevole fondo archivistico, assecondata con
lodevole lungimiranza dall’Amministrazione Comunale di Carini, Giovanni
Isgrò ha indubbiamente reso un grande servizio alla cultura.
L’ideologia sottostante a tale iniziativa è quella di un recupero di aspetti
fondamentali della cultura siciliana e del Mediterraneo per la
riaffermazione della identità di quei popoli in un ruolo non subalterno, ma
alternativo e propositivo rispetto alle prevalenti correnti di pensiero
europee. Per la mia passata esperienza di rappresentante delle Istituzioni
che, in un decennio trascorso tra Napoli e Palermo ha avuto modo di
interessarsi della grande storia e cultura delle popolazioni meridionali,
non posso che condividere appieno tale obiettivo. Nella mia attuale veste di
studioso di teatro della Hispanidad, poi, non posso che guardare con
favore alla risignificazione di questo importante periodo della storia e
della cultura siciliana e meridionale in genere, che sembra oggi essere
caduto in ombra e che con i miei scritti miro a riproporre all’attenzione
che merita.
Rispetto a tutto ciò, aspetto certamente non secondario è altresì
l’originale apporto documentario dell’ASM riguardante artisti di livello
primario nel panorama europeo fra ‘800 e ‘900, come Gabriele d’Annunzio e
Mariano Fortuny y Madrazo, rispetto ai quali la storiografia del teatro ha
finora taciuto aspetti pur fondamentali collegati ai problemi della messa in
scena, dalla scenoluminotecnica alla regia; così come estremamente
stimolante, e finora anch’essa trascurata, è la documentazione della cultura
materiale del teatro in Italia fra le due guerre.
La costituzione dell’ASM nell’attuale consistenza è, ovviamente, solo un
primo passo: al materiale, pur ingente ma che ripercorre le direttrici di
ricerca di Isgrò, potranno aggiungersi ulteriori materiali di diversa
provenienza, nell’obiettivo di costituire un panorama il più possibile
completo dello spettacolo mediterraneo.
Con questa iniziativa la Città di Carini, già da qualche anno promotrice di
valide iniziative culturali, aggiunge un nuovo, importante tassello alla
costruzione delle sua fisionomia quale centro di cultura: un tassello della
cui validità scientifica è garante il supervisore Prof. Claudio Meldolesi,
illustre cattedratico di Dramma-turgia ed Accademico dei Lincei. Nella mia -
ben più modesta - qualità di Delegato per la Sicilia del Centro
Internazionale di Studi sul Mito, che nel Castello di Carini ha già la sua
sede di rappresentanza, non posso che auspicare che al nascente ASM si
affianchi, per naturale contiguità di materia, un Archivio del Mito che si
ponga con esso in un rapporto di fisica contiguità di luogo e di sinergia di
ricerche ed iniziative.
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Dr. Gianfranco Romagnoli
(Prefetto della Repubblica) |
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L’«Archivio dello Spettacolo
Mediterraneo», si segnala come un approdo maturo: non sarebbe potuto nascere
senza trent’anni di ricerca alle spalle. E poiché la vita spettacolare, in
senso lato, è contagiosa e rideterminatrice, essa reca vivi segni di
corrispondenza: nessun altro ambito teatrale è ricco di strette implicazioni
di natura e cultura come quello siciliano, per cui continue qui sono le
ricadute sorprendenti. Misteriosamente, infatti, esse inducono lo sguardo
dello storico a trovare riscontri di vita, anche socio-politica.
Felice è stata, per questo,
la scelta di Giovanni Isgrò di adottare la categoria dell’attraversamento
interdisciplinare. Che riesce così a segnalare nelle visioni dello storico e
del geografo che tendono a farsi oggettivizzatrici, il reperto refrattario
della vita teatrale: poi rimanifestato per lo più dal libro allo stato
preteatrale del rito o posteatrale dell’edificio.
Il dono che il fruitore
dell’«A.S.M.» coglie è infatti di natura non solo teatrologica; e se in tal
senso Isgrò si rifà alla ricchezza di segni lasciati dalla vita
rappresentativa in volumi diversamente intitolati da Pitrè, non va
dimenticato che il suo sguardo è in primario rapporto, mutatis mutandis,
con quello di Ludovico Zorzi, il cui riferimento al nesso teatro-città ha
aperto nuove vie di studio, proprio accettando di misurarsi con la
molteplicità del meraviglioso, prima di istituirsi in termini di metodo, per
sviluppi della nuova storia.
Come lui, Isgrò rilutta dal
sistematizzare i riscontri in termini di scienza iconologica, puntando
piuttosto sulla sua competenza di antichista, ma sui generis,
attratto principalmente dal mistero dei reperti. Il gestus che lo
distingue è la trasmissione del piacere implicito nell’abitudine alla
passeggiata colta, che non si interrompe con il ritorno nello studio, dato
che l’elaborazione del conoscibile, incontrato così, lo induce a sempre
nuove invenzioni fra vita e libro, adesso testimoniate dai materiali
documentari dell’«A.S.M.».
È questa però la seconda
faccia della sua presenza della cultura teatrale, perché la prima è quella
dell’indagatore in quanto esperto nel trasformare le visioni così raccolte
in spettacoli e feste filologicamente ricostruite.
Il che potrebbe indurci a
chiamare in causa anche un tratto personale di questo dotto indagatore, la
capacità che ha avuto di non negare i richiami del gioco infantile. Gran
parte del teatro contemporaneo parla, non a caso, soltanto a chi non ha
rinunciato alla freschezza relazionale del bambino. Non è la scena effimera
in quanto solo così può tenere in vita il divenire psico-fisico delle
persone che lo creano e lo consumano?
Insomma Isgrò, da studioso
ha imparato a mettere in gioco tutto se stesso; e nel quadro della sua
davvero ampia produzione scientifica oggi ripensabile fra una nuova storia
del teatro siciliano e uno studi sul d’Annunzio protoregista, il presente
A.S.M. può essere collocato variamente; ma per chi scrive esso ha una natura
ulteriore, quella di un’esperienza teatrale decantatasi globalmente al
contatto dei suoi temi elettivi: fino ad assumere l’andamento implicito di
un archivio\romanzo.
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Prof. Claudio Meldolesi
(Accademico dei Lincei)
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Un libro e un dibattito per ricordare
Antonio Valente, Corriere della Sera, 27 febbraio 1989
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vedi articolo
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Splendori e miserie dello spettacolo in
Sicilia, L'Ora, 7 gennaio 1928
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vedi articolo
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Antonio Valente, architetto e scenografo
teatrale, in un libro di Isgrò, Il Tempo, 1 marzo 1989
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vedi
articolo
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Alla Sala Umberto il libro di Isgrò su
Antonio Valente:
Il Tempo, 27 febbraio 1989
Paese Sera ed L'Unità, 1 marzo 1989
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vedi articolo
vedi articoli
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Un libro dedicato ad Antonio Valente
"Architetto di scena", Il Messaggero, 7 marzo 1989
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vedi articolo
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Teatro da sfogliare. Un saggio di
Giovanni Isgrò edito da Novecento "Fortunity, artigiano rivoluzionario"
, Giornale di Sicilia, 3 febbraio 1987
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vedi articolo
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